Con la nascita della m-health sembrerebbe assestarsi in via definitiva la nozione che la tecnologia possa fare effettivamente bene alla salute. La questione a molti può apparire scontata, visti anche gli enormi progressi in termini di aspettativa di vita conseguiti nei Paesi occidentali dall’avvento della medicina moderna, eppure così non è. Una diffidenza verso scienza e istituzioni si è diffusa a macchia d’olio, contaminando quelle che fino a poco tempo fa erano considerate delle conquiste (dai vaccini alle tecnologie per internet veloce mobile).
Ad ogni modo, connessione e condivisione di dati sono componenti essenziali della vita quotidiana di miliardi di persone e lo strumento adibito e perfezionato alla loro fruizione è lo smartphone. Da qualche anno a questa parte istituzioni, scienziati, governi, aziende e strutture ospedaliere hanno cominciato a chiedersi se questo tipo di dispositivo possa essere messo al servizio della ricerca medica e della tutela della salute. Così si è sviluppata la m-health, un insieme di conoscenze e tecnologie che si avvale di smartphone e di altri dispositivi mobili con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’efficienza dei sistemi sanitari.
Un altro modo di porre la domanda cui la m-health vuole rispondere è quindi questa: cosa succederebbe se non fossimo più noi, come utenti, a stare dietro alla tecnologia ma viceversa? Se fosse la tecnologia a monitorare il nostro stato di salute, a prevenire malattie e persino a curarci ovunque ci troviamo?
COSA È LA M-HEALTH
L’implementazione della “mobile health” (in italiano salute mobile) per la ricerca medica in Italia sta portando un progressivo e radicale cambiamento del modo in cui medici e ricercatori individuano nuovi modelli e pratiche per la cura della salute pubblica e individuale.
Se di e-health si comincia a parlare già dalla fine degli anni ‘90, solo di recente la salute da elettronica è definita anche “mobile”. Il passaggio è dovuto principalmente all’esponenziale diffusione degli smartphone e dei dispositivi wearable, strumenti attraverso cui si opera contemporaneamente sia sul fronte della cura e della prevenzione che su quello della raccolta dati per la ricerca medica.
Nello specifico alcuni dei principali campi emergenti in cui la m-health viene applicata sono:
- sorveglianza della diffusione delle malattie;
- telemedicina;
- promozione della salute;
- supporto alle decisioni cliniche;
- formazione degli operatori sanitari;
- risposta alle emergenze.
QUAL È LA DIFFERENZA FRA E-HEALTH E M-HEALTH
La e-health è un termine ombrello che raccoglie tutte quelle pratiche in cui la sanità è supportata da processi elettronici. Fra le sue potenzialità sono riconosciuti benefici in tutti i settori della medicina, dagli interventi chirurgici al supporto delle decisioni cliniche, dalle prescrizioni dei farmaci alla cura delle malattie mentali.
La sua applicazione permette già in molti Paesi di rendere più efficienti le strutture ospedaliere, determinando risparmi per le finanze pubbliche per una migliore allocazione delle risorse e immediati vantaggi per la salute della cittadinanza.
La m-health invece pone l’accento sull’accesso alle terapie, sul coinvolgimento diretto dei medici, sull’informazione e consapevolizzazione del paziente circa i cambiamenti delle abitudini nocive per la salute.
M-HEALTH: DEFINIZIONE
La prima definizione di m-health, risalente a quindici anni fa, era molto generica: l’uso “delle tecnologie emergenti di comunicazione mobile e di rete nella sanità” (Istepanian, 2006). Una seconda definizione, usata nel 2010 dallo “m-Health Summit” del National Institutes of Health statunitense, segna già un cambio di passo: “La fornitura di servizi sanitari attraverso dispositivi di comunicazione mobile”. Le interpretazioni successive tendono a sottolineare l’interesse della m-health per la ricerca medica.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2018 ha parlato di m-health semplicemente come “l’uso di tecnologie mobili wireless per la salute pubblica”. La frase, volutamente vaga, sembra avere un duplice scopo: evidenziare le infinite potenzialità della m-health e, al tempo stesso, escludere le applicazioni di self-care che proliferano sugli app store.
L’OMS va avanti definendo la m-health “parte integrante dell’e-health” e le tecnologie mobili “particolarmente rilevanti per via della loro facilità di utilizzo, ampia portata e vasta accettazione”.
Una fetta sempre crescente della popolazione globale, e l’Italia non fa certo eccezione, si rivolge sempre più spesso al proprio dispositivo mobile per accedere a informazioni e servizi sanitari.
Mobilità, non più solo digitalizzazione o demateralizzazione, è la risposta della m-health alle esigenze sanitarie di una cittadinanza in movimento: non necessariamente in tutte le fasi della malattia o della sua prevenzione hai bisogno di essere presso un centro medico, perché i servizi sanitari erogati attraverso lo smartphone sono sempre con te. La possibilità di avere in tasca un dispositivo attraverso cui prenotare una visita medica, ricevere i risultati degli esami del sangue, chiedere un consulto, monitorare e correggere le proprie abitudini nocive e ricevere allerte su emergenze sanitarie è un indubbio vantaggio sia per la salute individuale che per quella collettiva.
Molta enfasi viene posta sulle tecnologie di comunicazione wireless a proposito di assistenza sanitaria e ricerca medica in luoghi remoti o Paesi emergenti in cui il ricorso alla m-health può rappresentare un risparmio di tempo e denaro.
M-HEALTH PER LA RICERCA MEDICA: SVILUPPI E APPLICAZIONI
Oggi lo smartphone è un dispositivo utilizzato da 3 miliardi di persone che, in percentuale sempre maggiore, ricorrono al digitale per informarsi sul proprio stato di salute e reperire consigli.
Da un lato dello schermo c’è l’utente che può consultare il proprio medico o informarsi e presentare il proprio fascicolo sanitario in caso d’emergenza.
Dall’altra parte dell’interfaccia ci sono medici e ricercatori non più da soli nello studio o in laboratorio, ma che condividono dati e scoperte in tempo reale, chiedono immediatamente un secondo parere a un collega o a una collega, ricevono supporto durante la formazione grazie ai servizi di messaggistica istantanea.
L’utilizzo dei dispositivi mobili e le invenzioni sul campo della raccolta e dell’analisi di grandi quantitativi di dati tendono a un radicale cambiamento delle professioni sanitarie. Oggi i medici hanno a portata di tocco l’intera storia clinica del paziente, dati in real time per il monitoraggio e modelli utili a una corretta diagnosi.
Quando si parla di m-health, insomma, bisogna pensare anche a tutte le recenti innovazioni del cloud computing, dell’analisi dei big data e del machine learning, di cui la salute mobile è una delle principali beneficiarie.
Ciò non significa che i medici abbiano visto o vedranno ridursi il proprio ruolo, anzi. È vero che con Google e le applicazioni per telefono cellulare l’intervento diretto del professionista viene spesso bypassato, ma per la scienza medica i dispositivi di connessione mobile rappresentano soprattutto un’opportunità per anticipare i fabbisogni, anziché seguirli.
M-HEALTH: I TIPI DI APPLICAZIONE PER SMARTPHONE
L’Istituto Nazionale di Eccellenza per la Salute e la Cura britannico (NICE), in uno studio in collaborazione con il Sistema Sanitario Nazionale (NHS), ha catalogato le app di m-health in tre diversi tipi:
- App a supporto della diagnosi;
- App educative e per il monitoraggio dell’aderenza alle terapie;
- App per terapie digitali.
Le prime sono applicazioni per medici rilevanti soprattutto in casi di triage d’emergenza, quando i sintomi sono più evidenti. Gli avanzamenti nel settore dei software per il riconoscimento delle immagini hanno reso particolarmente efficienti le app per la diagnostica attraverso fotografie e registrazioni dei movimenti.
Il secondo tipo è quello che ha più a che fare con la prevenzione e l’informazione, anche grazie all’impiego di smartwatch e altri device indossabili in grado di monitorare regimi alimentari, attività fisica e tasso glicemico ed è quello che finora ha prodotto meno risultati da un punto di vista clinico. Con tutta probabilità ciò accade perché queste applicazioni sono strettamente correlate ad abitudini e percezione personali dei pazienti e perché a livello statale manca di frequente uno standard a cui sviluppatrici e sviluppatori dovrebbero puntare. Al tempo stesso questi ultimi sono spesso posti sotto pressione da chi li finanzia per la realizzazione in tempi rapidi di applicazioni operative.
Infine, le applicazioni per terapie digitali sono particolarmente indicate per il trattamento di depressione, stress, insonnia, dolori cronici e per favorire in alcune circostanze l’incontro – anche anonimo – fra pazienti nelle stesse condizioni, come nel caso degli affetti da HIV.
M-HEALTH PER LA RICERCA: LA SORVEGLIANZA DELLE MALATTIE
Un altro ambito in cui la m-health sta trovando enormi potenzialità è quello del monitoraggio e della sorveglianza della diffusione delle malattie nel mondo. Le applicazioni m-health raccolgono dati aggregati, mentre le tecnologie di digital health li calcolano e li mettono in correlazione facendo ipotesi su concause e correlazioni fra malattie e fattori ambientali. Le tecnologie m-health vengono inoltre già impiegate per il contenimento delle epidemie, sfruttando la capacità di individuare cluster e tracciare i casi dei dispositivi mobili.
La necessità di valorizzare quest’aspetto è stata resa quanto mai evidente dalla pandemia di coronavirus.
Diversi studi, dal 2014 al marzo 2020, hanno sottolineato i molteplici effetti positivi derivanti dall’uso della m-health durante un’epidemia o una pandemia: tele-visite, informazioni in tempo reale per gli operatori della sanità, programmi educativi, diagnostici e di cura, monitoraggio della popolazione.
COME CAMBIA LA RICERCA MEDICA CON LA M-HEALTH
Com’è evidente nel 2021 non si tratta più soltanto di eseguire servizi sanitari attraverso applicazioni mobile, ma anche di ideare nuovi software e migliorare quelli già esistenti in base alle esigenze dei professionisti sanitari e dell’utenza. Questo flusso di bisogni è favorito dalla facilità d’uso delle stesse applicazioni per smartphone che invitano al rilascio di feedback o registrano, previo consenso, abitudini, sintomi e salute dell’utente.
Oltre ai notevoli quantitativi di dati aggregati, professionisti sanitari e ricercatori hanno a disposizione start-up e altre aziende in grado di fornire soluzioni personalizzate per le varie strutture ospedaliere e le diverse ricerche.
Se la maggior parte dei progetti m-health ha un’ossatura e-health, l’impiego di m-health per la ricerca medica si è fatto via via maggiore grazie alla capacità di raccolta dati che vanno poi ad espandere il compendio di informazioni della salute elettronica.
Da un lato, quindi, la salute mobile avvicina la medicina al paziente, che chiede consigli, s’informa sulle abitudini salutari e riceve una ricetta su un unico dispositivo. Dall’altro avvicina i dati del paziente al medico, che può così avere a portata di tocco tutti i dati di cui ha bisogno per realizzare, ad esempio, percorsi terapeutici mirati e prendere decisioni basandosi su statistiche locali o globali. E tutto questo può avvenire a prescindere dal fatto che medico e paziente si trovino nel medesimo luogo.
La m-health punta alla orizzontalizzazione dell’assistenza sanitaria, favorendo la globalizzazione delle best practice, la diffusione di terapie innovative e la reazione tempestiva alle emergenze.
Al tempo stesso, sottolinea l’OMS, bisogna fare in modo che la mobile health non diventi un sostituto della tutela della salute in generale: in diversi Paesi in via di sviluppo, ad esempio, è più facile ottenere un telefono cellulare che accedere ad acqua pulita.
L’idea di una salute mobile in grado di raggiungere pazienti e coadiuvare operatori della sanità in qualsiasi tempo e luogo è alla base della m-health. La rapidità delle soluzioni che possono nascere dalla condivisione istantanea di tecnologie e risorse rappresenta un ulteriore passo in avanti: la sfumatura dei confini fra ricerca, terapia e prevenzione.
Ognuna di queste tre componenti, in ambito medico tradizionale, rappresenta un vasto complesso di pratiche e conoscenze ben definito. La m-health ne favorisce la commistione.
Ad oggi, secondo i dati della Commissione Europea, esistono sul mercato oltre 100.000 app per m-health.
Partendo da questa base, le potenzialità per dare il via a un circolo virtuoso per il miglioramento di qualità ed efficienza della salute pubblica sono evidenti e su questa vision da anni opera IPPOCRATE AS, la software house specializzata in digital transformation per la sanità con una lunga esperienza anche nell’acquisizione di fondi per la ricerca medica, sia italiani che europei. Clicca qui in basso se vuoi chiedere ad IPPOCRATE AS approfondimenti sullo sviluppo di applicazioni m-health.